Nel centenario della morte di Franz Kafka
LA METAMORFOSI di Franz Kafka
Azione musicale per tre voci
Le tre voci
Giuseppe Esposto, attore
Daniela Losasso, mezzosoprano
Daniela Maddalena, pianista, ideazione e regia
Musiche eseguite
B. Martinu, 1 A ješte docela jinà; Ptači řeč
A. Von Zemlinsky, Vöglein Schwermut; Klopfet, so wird euch aufgethan
Saint-Saëns, Danse macabre
Dvořák, Als die alte Mutter; Rings ist der Wald so stumm und still; Biblical song n.6
M. Ravel, L’enigme eternelle; Kaddish; Chanson hébraïque
I.Weber, Wiegala, versione di Paolo Marzocchi
La stanza e la musica
La metamorfosi di Gregor Samsa accade nella sua stanza, e nella prima frase del racconto. Disumanizzato, ora merita solo disprezzo. La porta viene aperta dalla sorella che lo nutre e dalla governante che pulisce. Presto la madre e la sorella porteranno via i mobili, anche la sua amata scrivania e il quadro con la cornice dorata.
Con l’arrivo dei pigionanti, la stanza verrà intasata di cianfrusaglie e abbandonata alla sporcizia. Lui morirà sul davanzale, unico luogo inviolato da cui guardava ancora fuori. C’è un momento cruciale in cui Gregor Samsa esce dalla stanza: quando la sorella suona il violino per i pigionanti. Kafka non ci dice cosa stia suonando. Ci dice che i pigionanti sono delusi, volevano sentire qualcosa di divertente. Gregor invece è così affascinato che si avvicina. Era davvero una bestia se la musica lo aveva tanto commosso? Gli sembrava che si aprisse una via verso un nutrimento sconosciuto e sempre desiderato.
Sappiamo che Kafka aveva con la musica un rapporto ambivalente. Con i suoi amici del circolo di Praga andava talvolta all’opera, ma diceva di non capire e di non sentire, quasi come la protagonista di Musica di Mishima, che a causa di un forte trauma è “sorda” alla musica. In una lettera a Max Brod, scrive: La musica agisce su di me. Mi muove, mi tocca e non so cosa farne. Scrive nei diari: Tutto è musica. Ogni cosa – i gesti, i movimenti, le azioni della gente – tutto risuona […]. Ogni cosa ha una sua melodia, anche quando non la capiamo. Frasi suggestive ma enigmatiche.
Si sente l’intenzione di un incontro, ma resta in superficie. Forse Kafka intuisce che l’immediatezza della musica potrebbe annichilire il suo autocontrollo, intromettersi nella sua intimità. Non se lo può permettere. Kafka ha un padre crudele, che perversamente umilia il suo universo emotivo e lo fa sentire inadeguato. Quindi scrive di notte, quando nessuno può denigrarlo. Gli serve il silenzio. Il suo mondo interiore – la selva, la sua origine e la sua patria – lo frastorna. Porte che non si aprono, Castelli, Processi, Condanne, Muraglie, Digiuni, Tane, Battaglie, Smascheramenti – per citare alcuni titoli dei suoi lavori – possono indicare un orientamento depressivo, immagini di decadenza portata al parossismo. Ma non è così. Chiuso nella sua stanza scrive testi che sono di una gigantesca portata letteraria. La metamorfosi è del 1912, così come il Pierrot Lunaire di Schönberg. I due capolavori stabiliscono un orizzonte espressivo totalmente nuovo. Calasso definisce la lingua di Kafka come un rasoio di Occam, che tagliente e asciutta nomina la pura letteralità, perché il mondo tornava a essere una foresta primordiale. Canetti osserva che la sua scrittura scarnificata, crea una sensazione di soffocamento senza bisogno di urlare, grazie al rigore di una lingua essenziale, quasi chirurgica. Murakami (nel suo racconto Samsa innamorato, un enorme insetto si trasforma in Gregor Samsa) ha spesso parlato del ritmo come elemento fondante di un buon testo. Il ritmo de
La metamorfosi è avvincente. La tensione cresce progressivamente, come un moto perpetuo, senza mai risolversi.
La ripetizione di temi, l’uso delle pause e la costruzione di frasi che si avviluppano su se stesse ricordano una forma musicale strutturata. É come se Kafka utilizzasse il ritmo per mantenere il controllo, per non cedere a un turbamento che potrebbe essere troppo intenso. Gregor Samsa esce dalla reclusione, apre la sua stanza psichica, ed è la musica a muoverlo. Si commuove, non è l’essere immondo che gli altri vedono. É un’indicazione netta. Kafka si è sottratto all’esperimento, ma al suo posto spinge Gregor Samsa, oltre la metamorfosi, in un luogo emotivo talmente potente che Gregor si dimentica di sé, si dimentica di vergognarsi. L’intoccabile Gregor Samsa viene toccato dalla musica. Lui si commuove, gli altri si annoiano. Kafka non si fida della musica, ma le affida la redenzione. Ho raccolto il suo gesto, e, drammatizzandolo, ho creato L’azione musicale per tre voci. Pochi cenni su come ho operato. Prima di tutto ho cercato le corrispondenze. Letterali o simboliche, tutte vanno nella direzione che Jodorowsky direbbe psicomagica: sprigionare l’emotività compressa e darle connotazione musicale. Per esempio all’inizio, con Martinu – compositore ceco – entriamo nell’identità animale di Gregor.
É una musica dissonante, il suo ritmo ripetitivo è disturbante. Il pezzo verrà suonato più avanti in modo trasfigurato, come annuncio della morte di Gregor. Quando il padre scoppiò in un pianto che gli squassava il petto, ascolterete Wiegala, una ninna nanna scritta da Ilse Weber, ceca, autrice di letteratura per bambini. Entrerà nella camera a gas ad Auschwitz con i bambini di cui si prendeva cura, compreso il suo, cantando Wiegala. Kaddish, per gli ebrei, è rituale di lutto. Suoneremo quello sublime di Ravel. Ma le assonanze tra musica e racconto entrano in una concertazione più globale. Lieder, rumori, cluster, declamazioni, pezzi ritmici, canti a cappella, si comportano come una partitura, orchestrando tutto il racconto, nel rispetto della sensibilità di Kafka: Tutto è musica […] tutto risuona.
Infine mi serviva mettere in scena il processo evolutivo, dalla segregazione verso l’apertura, così ho costruito la stanza di Gregor. La preghiera finale, la sesta delle Biblical Songs di Dvořák, è una meravigliosa purificazione. Ascolta o Signore il mio pianto amaro, porgi il tuo orecchio alla mia preghiera.
Celebra la metamorfosi finale, l’apertura della porta, l’uscita definitiva verso la libertà dell’arte.
Daniela Maddalena
Giuseppe Esposto è attore protagonista per la Stagione Sinfonica 3.0 con la Rossini Pop Orchestra di Pesaro: 2013, Queen’s symphonies. 2014, Lucio Battisti. La musica infinita. 2016, Led Zeppelin il martello degli dei. 2018, Michael Jackson il re del pop. 2021, Pink Floyd la storia, la leggenda. 2022, La musica che visse due volte: Rossini vs Mozart. Per la stagione Teatri D’Autore e Teatro Oltre – AMAT – , Provincia di Pesaro Urbino: 2015, Gente di rispetto. Giuseppe Fava, drammaturgia e regia Pietro Conversano. 2016, Il povero, il ricco. Storie di Mazzarò e Ciàula, testi di Giovanni Verga e Luigi Pirandello, con il fisarmonicista Raffaele Damen. 2017, Il furioso Orlando, da l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, di Cristian Della Chiara e Ciro Limone. 2017, Impreparati, di Francesco Calcagnini. 2018, Facciamo finta che… Peppino Impastato, di Fabrizio Bartolucci. 2023, Due canti in musica, con il fisarmonicista Raffaele Damen. Progetti crossover – direttore Roberto Molinelli, testi di Claudio Salvi.
É insegnante di teatro e formatore nei seguenti progetti: progetto Teatroascuola dell’ Associazione Amici della Prosa di Pesaro dal 2013, ideato da Cristian Della Chiara per le scuole; insegnante presso Università dell’età libera di Pesaro dal 2022.
Daniela Losasso (1983), cantante mezzosoprano e flautista, ha conseguito laurea magistrale – con il massimo dei voti – in Canto e Discipline Musicali Jazz presso il Conservatorio G.B. Pergolesi di Fermo e laurea magistrale in Canto Lirico presso il Conservatorio Rossini di Pesaro. Ha cantato come contralto nella Corale Vox Poetica di Fermo, con il quartetto d’archi Ta Néa String Quartet – con cui esegue, in particolare, lo “Stabat Mater” di Pergolesi -, come contralto solista nel “Gloria” di Vivaldi per il progetto Early Music Experience di Accademia Dorica (Maiolati Spontini), come mezzosoprano per il concerto “Zarzuela!Che passione” con il baritono Augusto Brito. E’ fondatrice del quartetto jazz Daniela Losasso Jazz, e vicepresidente del circolo Acli di Castelferretti, di cui cura la programmazione culturale e musicale. È ideatrice e organizzatrice di diversi spettacoli, svolge costantemente attività concertistica, è docente di Canto e Musica in associazioni musicali e scuole di musica.
Daniela Maddalena ha collaborato con molti enti di produzione musicale e teatri (Rai, Aslico, Suonodonne, stagioni concertistiche del conservatorio di Como, tournée europea per Dienstag aus Licht di K. Stockhausen sotto la guida del compositore, congresso mondiale degli Studi Pirandelliani ad Agrigento, inaugurazione del Tempio universale buddhista Ogen’n a Tokyo, Università della terza età di Milano, Teatro di Cagli, Salone Pedrotti, altro), come pianista, compositrice, improvvisatrice, formatrice. Con Antonio Grande ha scritto l’opera musicale per ragazzi, Il castello dei destini incrociati, vincitrice del concorso Z. Kodaly, edita da Ricordi; Altre pubblicazioni: Il cretino cognitivo per Carabà; Elogio dell’Acqua ed Elogio dell’Aria per Marcos y Marcos, La religione Gattolica per Sperling& Kupfer. Ha insegnato Ear training in Conservatorio.